Il Castagno è stato coltivato dal tempo dei Romani fino ai giorni nostri nelle due forme: castagneto da frutto e ceduo; ha rappresentato da sempre un’importante risorsa per le famiglie contadine della Lunigiana: una fonte basilare per l’alimentazione insieme alla possibilità di ricavarne altri prodotti come legname, carbone e tannino. Ed oggi in Lunigiana, anche dopo la notevole contrazione della specie a castagneto da frutto, degli ultimi decenni, che si sono trasformati in bosco, è possibile trovare i segni di questa antica coltura, nelle molte preparazioni tipiche e tradizionali a base di farina di castagne: le lasagne bastarde, la pattona, i bollenti, le frittelle, l’ armogliolo e tante altre.
Attualmente, secondo l’inventario forestale della Regione Toscana, la superficie in Lunigiana interessata dal castagno come bosco, governato sia a ceduo che a fustaia, e come castagneto da frutto, in produzione o abbandonato, rimane notevole ed è stimata intorno ai 20.000 ha.
Il Castagno in Lunigiana, diffuso a tutte le quote proprio perché intensamente coltivato in passato e favorito inoltre da una presenza di suoli silicatici, ha assunto così una grande importanza apistica. Le api frequentano il castagno durante il periodo di fioritura che avviene nei mesi di giugno-luglio. Una fioritura, breve ma intensa, che frutta alle api grandi quantità di nettare.
La frequenza di queste due specie in Lunigiana ha quindi orientato nel tempo gli apicoltori soprattutto verso la produzione di mieli di Acacia e di Castagno e di questi due prodotti riportiamo le caratteristiche essenziali e i parametri più importanti risultato degli studi effettuati dall’Università degli Studi di Perugia.
Nel quadriennio 1990-93 sono stati studiati campioni di Miele di Castagno e di Acacia della Lunigiana attraverso analisi fisiche chimiche, organolettiche e melissopalinologiche; per entrambi i due tipi di Miele lo studio conclude: la composizione pollinica è molto caratteristica e differenziabile da quella di mieli di acacia e di castagno, già noti, di altre regioni italiane;
possono essere considerati di ottima qualità e prodotti in un territorio praticamente non inquinato.
Caratteristiche organolettiche
Il miele della Lunigiana di castagno si mantiene per lungo tempo allo stato liquido. Si presenta quindi in questo stato durante tutto il periodo della commercializzazione. Può tuttavia presentare una cristallizzazione molto ritardata e incompleta.
Il colore è ambra scuro, spesso con tonalità rossastra. L’odore è forte e penetrante; il sapore persistente con componente amara più o meno accentuata e retro gusto dai caratteri simili a quelli dell’odore.
Caratteristiche chimico – fisiche e microscopiche
Oltre ai requisiti previsti dalla nonnativa vigente, il miele di castagno presenta le seguenti caratteristiche:
contenuto in acqua: non superiore a 18%.
contenuto in idrossimetilfurfurale (HMF): non superiore a 10 mg/kg al momento dell’invasettamento;
Caratteristiche chimico – fisiche
Le caratteristiche chimico-fisiche peculiari del miele di castagno sono evidenziate nella tabella n. 3 di seguito riportata. I parametri più importanti sono indicati con un asterisco.
Caratteristiche melissopalinologiche
Il sedimento del miele, si presenta ricco di polline. Appartiene alla In -IV classe di rappresentatività, sempre con un numero di granuli pollinici superiore a 100.000/10 g di miele, con una media di 300.000 gp/10g
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